Ci sono modi di dire che vorrebbero ammonirci spesso, preconfezionando frasi e facendoci ingurgitare supposizioni che pensiamo diventare convinzioni. 'Le parole se le porta via il vento', questo è uno di quei detti. Quante volte lo abbiamo sentito? Quante volte abbiamo No, le parole non se le porta via il vento. In casi isolati, forse. Le parole diventano armi, uccidono e smembrano. Le parole radono al suolo, diventano una fucina di odio e devastazione. I genocidi non prendono le mosse dalle uccisioni di massa. I genocidi iniziano con le parole: parole degradanti, disumanizzanti; parole che tolgono dignità. Iniziano con le discriminazioni razziali, etniche, religiose e di genere; con l'intolleranza e la propaganda di odio verso le altre identità; parole che giustificano e normalizzano la violenza. Che si insinuano nei discorsi quotidiani fino a trasformarsi in incitamenti espliciti allo sterminio contro un intero gruppo di persone. Lo scrive l...
Privati dei loro proprietari, gli oggetti erano un museo sconclusionato. Nessuno, da solo, sarebbe riuscito a raccontare una storia, dunque era così che andavano accolti, come un agglomerato di singolarità scollate dalla ragione per cui erano state acquistate, raccolte, salvate, portate a casa e poi dimenticate sugli scaffali. Una costellazione che evocava un passato generico, senza contorni né punti d'appiglio, in cui vagare come chi fa il morto in acqua. Certe sensazioni, odori, memorie resteranno sempre parte di noi. Su questi si ergono prepotentemente storie che non cesseranno mai di esistere nonostante malattie e la cessazione di una vita, o più di una. Parti del tutto che da sole, forse, sembreranno essere inconsistenti e che riunite andranno a costituire altre storie. Ognuno di noi resta una parte di quel tutto, la cui assenza e presenza ridisegnano memorie e costellazioni. Le costellazioni sono ritornano sempre nell'esordio vigoroso di Elisabetta Mongardi per ...