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Visualizzazione dei post da ottobre, 2022

Il regno di vetro - Lawrence Osborne

Non ci sono segreti a questo mondo.  Recita così il proverbio Thai che introduce Il regno di vetro, l'ultimo romanzo di Lawrence Osborne pubblicato da Adelphi e tradotto da Mariagrazia Gini.  Osborne, scrittore viaggiatore e giornalista, conosce bene Bangkok nella quale vive da diversi anni. Sono note, nei suoi romanzi, le descrizioni ricche ed altamente immersive degli ambienti in cui i protagonisti si muovono. Il regno di vetro è un romanzo pregno di queste descrizioni, fin troppo ricche e talvolta soffocanti come soffocante è il Kingdom, il residence dalle quattro torri di ventuno piani collegate da ballatoi che ospita Sarah, fuggitiva statunitense che porta con sé 200.000 dollari. Sarah fa parte dei farang, gli stranieri bianchi osservati con occhio sospettoso dagli abitanti locali. Qui vivono i rappresentanti di un sistema di gerarchie sociali che in un gioco di specchi e  identità edulcorate da finzioni travestite portano avanti esistenze in bilico. Quando si alzarono i venti

Passoscuro - Massimo Ammaniti

Abisso.  Lo chiama così Massimo Ammaniti quel conclave di orrori osservati nel Padiglione 8 dell'Ospedale psichiatrico Santa Maria della Pietà a Roma. Un abisso già sondato dal giovane laureato in medicina, specializzato in neuropsichiatria infantile. Nel Padiglione 8 erano infatti ricoverati bambini e adolescenti considerati irrecuperabili, abbandonati dalle famiglie e trattati con disumanità del tutto slegata da empatia. Il primo incarico era durato appena un giorno, nel 1972 Ammaniti vi fa ritorno da assistente neuropsichiatra con la speranza di ridare vita e luce a queste vite perdute.  Quello al Padiglione 8 era per me un ritorno. Avevo già lavorato lì sei anni prima e avevo rassegnato le mie dimissioni, non potendo tollerare oltre lo stato di degrado e di squallore in cui si trovavano i bambini all'interno del reparto. Ero in debito con me stesso per quell'abbandono. Non si trattava di dimostrare che questa volta ce l'avrei fatta a resistere in quel luogo spavento

Il peso - Liz Moore

Essere impastati nel peso dell'afasia di sentimenti, parole, solitudini. Un vuoto che pesa tantissimo, quello della vita che preme e dei ricordi che bussano. Solitudini che crescono, si scontrano e si plasmano, dando vita ad un abbraccio che infondo sa di nuova fiducia verso l'avvenire, più leggera. Il peso di Liz Moore è un romanzo che non porta con sè soltanto il fardello del titolo (Heft), ne porta diversi, e il lettore li sente, sulla schiena e nel cuore. Il peso è un peso fisico, ma anche emotivo. La solitudine dei protagonisti rimbomba e collide nonostante sia colma di mancanze. Un ossimoro che pesa anche a noi. Ha ragione Andrea Donaera quando nella prefazione scrive che Il peso è un romanzo che ci costringe a uno sguardo nell'abisso.  Tra i duecentoventi e i duecentosettanta chili. Questo è il peso di Arthur Opp, ex docente di Letteratura incastonato nella casa di Brooklyn come uno di quei monili impolverati mai più spostati. Arthur non esce più di casa, diventa un

Corteo di ombre - Julián Ríos

Ci sono scrittori la cui narrativa si può descrivere in tanti modi, in alcuni casi un aggettivo è quello che meglio si presta a descriverla: evocativa. La scrittura di Julián Ríos, scrittore contemporaneo spagnolo considerato postmodernista che ha scritto con Octavio Paz, ne è un chiaro e vivido esempio. Il titolo, Cortejo de sombras, Corteo di ombre tradotto per Safarà da Bruno Arpaia, ci offre già un rimando per nulla elusivo a quella che è la materia trattata in questa ballata di nove racconti in terra galiziana.  La storia editoriale del libro non è stata tracciata in linea retta, ma ha subito rimandi e deragliamenti dalla prima stesura alla pubblicazione vera e propria.  Scritto fra il 1966 e il 1968 a Madrid, Corteo di ombre prendeva forma per uno scopo ben preciso di Ríos che ha scritto: 'Cercavo allora di rivivere e di ricreare senza provincialismo la mia Galizia privata, il Paese delle meraviglie dell'infanzia e dell'adolescenza, con le sue ombre, a volte nefaste,

Dentro La sala degli specchi - Liv Strömquist

Bellezza. Quanto ci è costata e continua ancora a costarci? In termini emotivi dico, quali cavilli ci porta e continua a portarci dalla notte dei tempi? La fumettista svedese Liv Strömquist è conosciuta per i suoi fumetti irriverenti, Fandango ne ha già pubblicati quattro, fra cui 'I'm every woman' e 'La rosa più rossa si schiude'. La casa editrice ha recentemente pubblicato 'Dentro la sala degli specchi' nella traduzione di Samanta K. Milton Knowles. Non solo fumettista, ma dj radiofonica e femminista che non le manda a dire, nelle sue opere che trasudano ironia tagliente e capacità di giudizio in diversi ambiti, fra cui sociologia, storia e filosofia. Dentro La sala degli specchi ,infatti, è un saggio esplosivo nel quale la Strömquist ha intersecato riferimenti storiografici, biblici, sunti filosofici e di altre personalità del mondo dello spettacolo e delle arti, da René Girard a Zygmun Bauman a George Eliot, riflessioni personali, riferimenti a fenomeni