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Genocidio - Rula Jebreal

 

Ci sono modi di dire che vorrebbero ammonirci spesso,  preconfezionando frasi e facendoci ingurgitare supposizioni che pensiamo diventare convinzioni. 

'Le parole se le porta via il vento', questo è uno di quei detti. Quante volte lo abbiamo sentito? Quante volte abbiamo 

No, le parole non se le porta via il vento. 

In casi isolati, forse. Le parole diventano armi, uccidono e smembrano. Le parole radono al suolo, diventano una fucina di odio e devastazione. 

 

I genocidi non prendono le mosse dalle uccisioni di massa. I genocidi iniziano con le parole: parole degradanti, disumanizzanti; parole che tolgono dignità. Iniziano con le discriminazioni razziali, etniche, religiose e di genere; con l'intolleranza e la propaganda di odio verso le altre identità; parole che giustificano e normalizzano la violenza. Che si insinuano nei discorsi quotidiani fino a trasformarsi in incitamenti espliciti allo sterminio contro un intero gruppo di persone.


Lo scrive la giornalista esperta di politica internazionale Rula Jebreal, cresciuta a Gerusalemme e la cui vita è stata fortemente segnata dall'occupazione militare israeliana. Figura mastodontica quella di Rula Jebreal, che ho avuto il piacere di ascoltare presso lo spazio Murat della rassegna Lungomare di Libri a Bari nella giornata di sabato 28 giugno 2025. 

L'ultimo libro della giornalista - edito Piemme in Italia - porta un titolo estremamente chiaro, impattante e che non lascia spazio a retorica: Genocidio. Quello che rimane di noi nell'era neo imperiale'. 

Quel sottotitolo brucia come non mai, come i bombardamenti che stanno distruggendo Gaza. Cosa rimane di noi? Cosa resta quando resti annichilito dal punto di vista fisico e psicologico? perché quello che sta accadendo ha un peso psicologico incommensurabile sulle vittime di questo folle piano di sterminio. 

Il tributo psicologico imposto dalla guerra è immenso e su nessuno pesa di più che sui bambini palestinesi , cresciuti sotto un cielo che non offre riparo, ma solo la minaccia costante di attacchi aerei e bombardamenti, nel ronzio incessante dei droni assassini. Quasi la metà delle vittime, a Gaza, sono bambini: almeno ventunomila sono dispersi , corpi ridotti a brandelli che non sarà mai possibile identificare.

'Carne umana al chilo', ci scrive di questo Rula nella prima, impattante pagina di questo libro straordinario e doloroso. Le persone non sono più persone, ma cadaveri che vanno a peso. La giornalista ha cominciato a scrivere questo libro mentre stava assistendo impotente alla fase estrema e criminale di un progetto israeliano di rimozione del problema palestinese che dura da settant'anni: il genocidio del suo popolo nella Striscia di Gaza. 

E cosa resta dopo gli annichilimenti? I disturbi post traumatici da stress diventano quasi un'impronta che si perpetua su una società intera. 

Il nuovo libro di Rula Jebreal è un concatenamero perfetto tra rimandi al vissuto personale della giornalista e storia internazionale, politica e sguardi lucidi e risoluti sulle faccende odierne tra gli stati coinvolti in questo massacro. 'L'idea di reinsediare i palestinesi fuori da Gaza, è persistenze e ha una lunga storia', scrive Jebreal. Si è trattato di un vero e proprio processo di pulizia etnica. 

La Nakba non è solo pulizia etnica. Non è solo apartheid. E' entrambe le cose e molto di più: è un sistema complesso e radicato, guidato completamente dall'intenzione di dominare completamente un popolo, di spezzarne la volontà, di negarne l'esistenza stessa. 

Nella famiglia di Rula Jebreal la Nakba si è palesata subito. 'Per via della nostra pelle scura mia madre e mia nonna spesso venivano apostrofate come "Aravim" e "Kushi" , arabe e nere. Nere, cioè sporche. ...Mia nonna insegnò alle sue figlie l'ebraico, la lingua dei dominatori'. 

Una penna infuocata la penna della giornalista, che ci scrive con precisione e cognizione di causa anche riguardo a personaggi che fanno reincarnato l'apoteosi di principi di grandiosità malati, come quello della pulizia etnica, portato avanti dall'ascesa di Meir Kahane, rabbino fanatico che incarnava la visione politica fascista ultranazionalista fondata sulla supremazia ebraica e sull'espulsione totale dei Palestinesi dalla Palestina storica. 

La giornalista non si è mai genuflessa alla stampa edulcorata statunitense e continua a portare in alto il vessillo dell'informazione scevra da mezze verità; informazioni che sono intrise di dolore e rabbia. Informazioni però delle quali oggi siamo tutti a disposizione. Cita Rula alla fine del libro: 'Siamo tutti bersaglio in questa era di cleptocrazia, oligarchia, nuovo imperialismo portato avanti da vecchi e nuovi imperialisti. E ormai nessuno ha più scuse: tutto è chiaro, e nessuno potrà dire "io non sapevo".


Lungomare di libri è curato da Salone Internazionale del libro di Torino, Città di Bari, Regione Puglia, Presidi del libro, librai baresi, editori pugliesi. Ringrazio Paola Galletto per la possibilità di poter essere presente all'evento.

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