Passa ai contenuti principali

Formicaio - Edward O. Wilson


Quando biologia e letteratura si prendono per mano e creano un romanzo magnifico.

 

Edward Osborne Wilson non è stato soltanto un grandissimo biologo; il padre fondatore della Sociobiologia e soprattutto un narratore che ha declinato la materia scientifica a cui ha dedicato la vita intera in un romanzo che ci ricorda anche Mark Twain e le avventure di quel giovane sveglio e scapestrato che abbiamo conosciuto nella nostra infanzia, Tom Sawyer...in veste di giovane naturalista. 

'Formicaio' brilla di nuovo nella nuova traduzione per Mondadori di Isabella C. Blum, biologa e traduttrice scientifica.


Questa è la storia di tre mondi che, pur essendo paralleli, coesistono nello spazio e nello stesso tempo. Sorgono insieme, poi tramontano e quindi tornano a sorgere, ma i loro cicli sono su scala talmente diversa da rendere ognuno di essi pressoché invisibile agli altri. Il più piccolo dei tre è quello delle formiche, che costruiscono città nel terreno: le loro storie sono epopee che si dispiegano in scenari buoni per un picnic. Al pari di quelle umane, le colonie delle formiche sono in perenne conflitto: per la maggior parte di loro, la guerra è un imperativo scritto nei geni. Le colonie crescono, combattono e a volte trionfano sulle loro vicine. E poi - immancabilmente - muoiono. Il secondo mondo è quello delle società umane. Ovviamente tra noi e le formiche vi sono enormi differenze. Tuttavia, in alcuni aspetti fondamentali i cicli dei due mondi sono simili. In questa convergenza vi è qualcosa di genetico; grazie a essa, le formiche sono una metafora di noi umani e noi lo siamo di loro. 

Wilson questi mondi li ha sempre sviscerati. In quel bambino che scandagliava ogni frammento di quei mondi incantati e funesti dell'Alabama la curiosità è cresciuta sempre più, e con essa lo studio rigoroso portato avanti con passione. Perché quando scriviamo e parliamo di natura dobbiamo avere contezza di tutti questi aspetti. Natura è vita, morte, cooperazione, gerarchia, meccanismi di sopravvivenza, dolore e meraviglia. Un incredibile tutto. Un giovanissimo Wilson durante queste esplorazioni si è preso una stilettata all'occhio destro da un pesce osseo ma ciò non ha interdetto l'osservazione naturalistica che anzi si è amplificata riponendo attenzione su quel complicato e affascinante microcosmo delle formiche. 

Raphael Semmes Cody, il protagonista di Formicaio, potrebbe rappresentare un alter ego dello stesso biologo. Viviamo le sue avventure e disavventure quotidiane con il cugino nella contea di Nokobee; le prime battute di caccia, i primi tremori agli avvistamenti dei serpenti frusta, le prime angustie davanti a questo mondo fatto di vita e morte. 


Era un mondo di cui erano in pochi a conoscere l'esistenza e ancora meno a poter parlare con cognizione: un mondo che noi due condividevamo e amavamo. Io ero lo scienziato e lo storico di quel territorio; quanto a Raff, in un certo senso, ci era cresciuto. La sua intimità con il Nokobee gli fornì l'orientamento etico che avrebbe poi guidato la sua vita straordinaria. Benché io fossi il suo mentore, per molti versi lui conosceva il Nokobee molto meglio di me o di chiunque altro, e gli era legato


È Frederick Norville a scrivere e a redigere le memorie di questa vita, il professore di Ecologia della Florida State University che ha conosciuto Raff per ciò che davvero rappresenta; un bambino appassionato che 'faceva del suo meglio per disobbedire a tutte quelle ingiunzioni senza farsi scoprire' il cui apprendimento risulta essere 'cinestetico' e che non lascia indietro nessuno dei cinque sensi. Un'avventura nell'avventura, quella di Raff e dei tanti personaggi che animano il romanzo che incastona il grande mondo al micro mondo delle formiche in una narrazione speculare che riprende gli studi del grande scienziato. Frogman, zia Jessica, Scooter. Tutti parte di questa intricata rete rurale degli Stati Uniti del Sud. Una comunità che cerca di non soccombere agli acquisti dei lotti dei Dead Owl Cove, alle contee che devono fronteggiare la volontà dei ricchi. 

Si può ancora vincere scrivendo poesie nei parchi naturali? 'Cresci o muori!', afferma Cyrus Semmes. 


Così terminavano, dunque, le 'Cronache del formicaio'. Una catena di cicli si era completata: le civiltà in miniatura di Dead Owl Cove avevano chiuso il cerchio. Il territorio della colonia del Sentiero, la colonia originale, era stato testimone di due guerre di distruzione totale, seguite da una catastrofe inflitta dagli dei alle formiche...La resilienza dell'antico ecosistema dei pini palustri era stata messa alla prova, e aveva dimostrato la sua tenuta 

Resilienza.

Vediamo spesso comparire questa parola nei nostri feed, la ascoltiamo in video motivazionali e la utilizziamo costantemente. Sappiamo davvero che cos'è? Con cosa ha a che vedere? Lo stesso Wilson ce ne ha dato dimostranza, e ci ha lasciato un'eredità dal valore inestimabile. Anche la riserva naturale del Nokobee continua la sua storia. 

Facciamone tesoro. 


Commenti

Post popolari in questo blog

Ogni singola assenza - Elisabetta Mongardi

  Privati dei loro proprietari, gli oggetti erano un museo sconclusionato. Nessuno, da solo, sarebbe riuscito a raccontare una storia, dunque era così che andavano accolti, come un agglomerato di singolarità scollate dalla ragione per cui erano state acquistate, raccolte, salvate, portate a casa e poi dimenticate sugli scaffali. Una costellazione che evocava un passato generico, senza contorni né punti d'appiglio, in cui vagare come chi fa il morto in acqua.  Certe sensazioni, odori, memorie resteranno sempre parte di noi. Su questi si ergono prepotentemente storie che non cesseranno mai di esistere nonostante malattie e la cessazione di una vita, o più di una. Parti del tutto che da sole, forse, sembreranno essere inconsistenti e che riunite andranno a costituire altre storie. Ognuno di noi resta una parte di quel tutto, la cui assenza e presenza ridisegnano memorie e costellazioni.  Le costellazioni sono ritornano sempre nell'esordio vigoroso di Elisabetta Mongardi per ...

I frutti del Congo - Alexandre Vialatte

  Esistono libri che hanno attraversato secoli restando indenni, che parlano ancora a lettori e lettrici attraverso il sacro fuoco della parola scritta. Si rifanno l'abito, vengono ritradotti e rischiarati da nuove cover. E poi ci sono altri libri che necessitano dei lavori inauditi portati avanti da Case editrici indipendenti, senza le quali probabilmente non li leggeremmo mai.  Prehistorica editore è una di queste realtà editoriali che più stimo per quel lavoro certosino portato avanti minuziosamente tra scelte dei testi, copertine e lavoro di traduzione. Si occupa in toto di Letteratura francese attraverso quattro collane, tra cui 'Ombre lunghe' che riporta in auge opere di narrativa per 'proiettare le loro ombre lunghe nel mondo di domani'. 'I frutti del Congo' è uno dei capolavori di Alexandre Vialatte, un Maciste della letteratura francese del Novecento che tra l'altro ha presentato ai francesi l'opera kafkiana. 'HIT' è l'acronimo d...

Genocidio - Rula Jebreal

  Ci sono modi di dire che vorrebbero ammonirci spesso,  preconfezionando frasi e facendoci ingurgitare supposizioni che pensiamo diventare convinzioni.  'Le parole se le porta via il vento', questo è uno di quei detti. Quante volte lo abbiamo sentito? Quante volte abbiamo  No, le parole non se le porta via il vento.  In casi isolati, forse. Le parole diventano armi, uccidono e smembrano. Le parole radono al suolo, diventano una fucina di odio e devastazione.    I genocidi non prendono le mosse dalle uccisioni di massa. I genocidi iniziano con le parole: parole degradanti, disumanizzanti; parole che tolgono dignità. Iniziano con le discriminazioni razziali, etniche, religiose e di genere; con l'intolleranza e la propaganda di odio verso le altre identità; parole che giustificano e normalizzano la violenza. Che si insinuano nei discorsi quotidiani fino a trasformarsi in incitamenti espliciti allo sterminio contro un intero gruppo di persone. Lo scrive l...