Si dice che il tempo man mano che passa fagocita tutto. Nelle intercapedini fra i giorni e poi gli anni dapprima riempite di borbottii crudeli, si dovrebbe creare un nuovo varco attraverso il quale il dolore dovrebbe scorrere via dopo aver derubato di ogni gaudio corpo e mente. Il corpo però ricorda, come ci ammonisce il titolo del memoir di Lacy M. Johnson pubblicato da NNEditore nella collana Le fuggitive' e tradotto da Isabella Zani. Il corpo resta impregnato di un vissuto scivolato via ma che lo ha macchiato in maniera indelebile. Questo corpo ricorda ancora la sopraffazione e la violenza di chi proferiva, almeno in apparenza, amore e protezione. Un corpo sfuggito alla morte ma non alla prevaricazione. Un corpo segregato in un seminterrato, lo stesso corpo dell'autrice che nel 2000 è riuscita a scappare dall'aguzzino ex compagno. Questa è la versione breve: Il 5 luglio del 2000 sono stata tenuta prigioniera per cinque ore in una stanza insonorizzata di un appartament...
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