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Recensione Le cinque ferite di Kirstin Valdez Quade


Di redenzioni e famiglia, sopportazioni e resilienza, santità e colpevolezza. Nel romanzo d'esordio di Kirstin Valdez Quade, edito La nave di Teseo con la traduzione di Claudia Durastanti, viviamo le vicende della famiglia Padilla in New Mexico incastonate a questi temi con profondità e pizzichi di umorismo, così come è la vita vera infondo. Uno dei punti fondamentali che mi ha fatto apprezzare il romanzo, infatti, è stata proprio la presenza imperitura di verità mai edulcorata. Queste vite esasperate, toccate dagli spasmi di incertezze del futuro e colpevolezze del passato e del presente, attraversano le cinquecento pagine de Le cinque ferite senza la retorica spesso profusa su chi è marchiato dalla sofferenza. 

Redenzione. 

E' a questo che mira Amadeo Padilla, e per cominciare il percorso decide di interpretare Gesù quest'anno. A Las Penas la processione del Venerdì santo è molto sentita. Amadeo decide che è giunto il momento di crocefiggersi per cercare di far scorrere via con il sangue i marchi stantii di una vita basata sull'effimero. Amadeo infatti non ha mai voluto prendersi le responsabilità di una genitorialità ferma, è tuttora disoccupato e non per caso, tragugita spesso bottiglie di birra. Adesso però con la chiamata della redenzione ritorna da lui una figlia quindicenne incinta, Angel, che oltre alla leggerezza di un padre dedito al vagabondaggio ha sempre sorbito la leggerezza di una madre poco incline all'ammissione di verità su fatti riprovevoli, Marissa. Amadeo di anni ne ha trentatrè come il Cristo che porta la croce, ma non è il 'Gesù-dei-bambini', e chissà se questi chiodi conficcati nella pelle diventeranno ferite purificatorie, le cinque ferite inferte a Gesù. E così nella Via Crucis comincia anche una cammino sulla remissione di colpe mai estromesse del tutto. Tutto sa di stantio, non solo le colpe. La morada è una vecchia pompa della benzina, la hermandad di Tive, il prozio altero che guida la comunità degli hermanos. Ad essere crepati non sono soltanto gli asfalti alla fine dei vialetti, ma i rapporti assieme ai corpi. Angel e Amadeo, Amadeo e la ex moglie Marissa, Marissa e Angel, Yolanda, la madre di Amadeo, ostinata a nascondere il segreto di una malattia incurabile, Amadeo e sua sorella. Possiamo davvero parlare di redenzione, quando le colpe derivano da errori di valutazione ed incoscienza, da una volontà di protezione dei propri cari ad ogni costo? E se questa protezione non facesse altro che instaurare altre crepe? Angel queste crepe le riempie accampandosi su momenti di euforia passeggera mentre dentro si lacera sempre più. 

Si era sentita scelta e desiderata, pensava di aver avuto accesso a un mondo rarefatto. Quando in realtà non aveva fatto altro che recidersi, in maniera incrementale e irrevocabile, dalla vita scolastica e dalle amicizie e dalle preoccupazioni dell'adolescenza per tutto il tempo. E adesso eccola qui a Las Penas, ficcata tra le montagne, esclusa per sempre da quella vita. 

E' quello che capita quando chi più al mondo dovrebbe proteggerti è impegnato ad instaurare alterchi con i tuoi tormenti e quelli di un marito che arranca attraverso professioni disorganizzate. E' ciò che accade, si lacera tutto, quando il compagno di tua madre prova a strangolarti e lei, con voce decisa afferma: 'Stava solo scherzando. A Mike piace scherzare'. Genitori che diventano figli e figli che diventano genitori, con il dolore perpetuato tra rabbia decisa e pianti che cercano di essere celati. E poi cercare di ritrovarsi, attraverso il dolore fisico che sovrasta un dolore della memoria, un chiodo infuocato e la redenzione che procede. 

Il dolore è così immediato, così sorprendentemente distillato che l'intera coscienza di Amadeo si rattrappisce attorno a quello. Non è più un uomo: è solo reazione, oltraggio, agonia. Si era immaginato che il dolore si diffondesse dentro di lui come un fuoco silenzioso, intollerabile nella maniera più piacevole, come come la puntura dei muscoli spinti fino allo stremo. Si era immaginato la santa espansione che si sarebbe dilatata dentro di lui finchè non sarebbe stato buono, finalmente.  

Vi ho scritto che l'autrice ha portato avanti il romanzo senza retorica. Esatto, perchè ciò che leggiamo è narrazione e scambi di dialoghi pregni di amarezza, rabbia, sincerità, parole colorite mai redarguite, senza filtri. Ci scappano perfino sorrisi, in questi conati di dolore. Yolanda nonostante il glioblastoma è una donna che non si arrende, Angel è una delle ragazzine più forti che abbia mai incontrato, Amadeo, con la sua inettitudine diventa il nonno di Connor cercando di ovattare gli sbagli commessi con Angel. E sorridiamo si, mentre assistiamo alla redenzione anche dal punto di vista lavorativo, con i suoi progetti di sostituzione dei parabrezza. A volte dobbiamo accettare il corso degli eventi, ed attendere che sulle ferite ricrescano fiori, mentre il sangue continua a scorrere. E' questo che capiamo dopo aver terminato il romanzo. Il dolore e le colpe restano, nel frattempo però stringiamo fra le mani nuovi fiori. 

Le cose non devono andare forse così? Che l'uomo che ha perso un figlio e il bambino che ha perso un padre debbano trovarsi? Adesso capisce, come se fosse un pensiero originale, che non c'è nessun modo in cui le cose debbano andare, c'è solo il modo in cui le cose vanno, e il modo in cui le cose vanno è che sono destinate a cambiare. 

La scrittrice, affrontando l'odissea di questa famiglia ci ha parlato di altre questioni quali la sessualità, la violenza domestica, le prospettive di vita di adolescenti e bambini fragili nelle famiglie del New Mexico. Un riferimento a ciò lo notiamo nelle pagine dedicate al programma Smart Starts!a cui Angel prende parte, il programma per le ragazze madri nella Greater Española Valley. 

Una prosa amabile e un romanzo pregno di cuore, con il quale Kirstin Valdez Quade ha vinto il Center for Fiction's First Novel Prize. Se amate le saghe familiari non potete perderlo.

Ringrazio la casa editrice La nave di Teseo per la copia del romanzo.  

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