Scriveva Virginia Woolf: 'Nell'ozio, nei sogni, la verità sommersa viene qualche volta a galla' . Ecco, sogno e verità sono ben evidenti nel romanzo d'esordio dell'autrice Sharon Dodua Otoo, anche attivista e pubblicista. La stanza di Ada del titolo rimanda proprio ad una delle opere maestre della scrittrice britannica. Una stanza nella quale rivendicare e padroneggiare il senso dell'esistenza, della libertà e della saggezza creativa di queste quattro donne che in comune hanno il nome, Ada, e non solo.
Quattro donne, quattro epoche differenti, stili di scrittura differenti. Queste donne inizialmente sembrano avere in comune soltanto il nome, appunto, e un braccialetto, ma scoprirete che non è solo questo il filo che lega le quattro esistenze. La prima Ada vive in un Ghana mistico e polveroso del 1400, perde il proprio figlio e al dolore della perdita si somma il dolore per non poter donare una degna sepoltura allo stesso. La seconda Ada vive nella Londra vittoriana di Charles Dickens, ne è l'amante e lavora con i numeri; è infatti la prima programmatrice della storia. La terza Ada si prostituisce per nazisti e prigionieri contro la propria volontà nel campo di concentramento di Mittelbau-Dora nel 1945. La quarta Ada è una londinese trasferita a Berlino che nelle intemperie del vagabondaggio cerca con foga un'abitazione per sé stessa e per la figlia che porta in grembo. Ada ha la pelle scura, e ciò rende ancora più difficoltoso tutto.
Ho cominciato la lettura conscia del fatto che non sarebbe stata una lettura fluida come di norma accade nei romanzi di narrativa contemporanea che seguono un canovaccio lineare. No, questo romanzo non è lineare ma costruito su diverse narrazioni, stili, frantumi di vita, vicissitudini, slalom temporali fra la vita di una Ada e dell'altra. State seguendo una vicenda di Ada nel Ghana e vi ritrovate ad osservare Le Sdentate con un misto di ribrezzo e curiosità, soffrite con lei per la perdita del bambino in un vortice di misticismo e tasselli surreali; l'attimo dopo vi ritrovate fra le donne a Sei Cifre, le chiamano così queste detenute/prostitute involontarie che donano piacere ai carnefici nazisti e ai loro stessi compagni prigionieri, fra ladri di biscotti, baracche e voci che hanno il suono della morte. L'attimo dopo ancora vi ritrovate con Lady Ada, la programmatrice, a Battersea Road nell'eleganza di giardini curati e fra gentiluomini con gilet di cotone raccolto dalle mani degli schiavi. E magari scoprirete del suo vizio del gioco nei sobborghi di Londra. No, queste donne non sono perfette; sono cuore e carne e anima sempre in balìa degli eventi voluti da chi esercita un controllo e dal modo in cui tirano o lasciano andare la corda delle proprie esistenze. Queste donne vivono e si trasformano, letteralmente (ma non vi dico di più).
Il suo guscio umano restava sempre nella stanza, in attesa di coloro che sarebbero venuti, mentre lei si spingeva all'esterno e si sdraiava davanti alla finestra.
Mi sono chiesta non una sola volta quale fosse il senso di questi tasselli, dove il romanzo volesse andare a parare. Il senso l'ho trovato eccome e non mi sono più scollata dalle pagine. Ho parlato di aspetti mistici e surreali. Spiritualità e carnalità, sogno e realtà reggono il tessuto narrativo utilizzato. Proprio cosi, perchè l'autrice ha utilizzato differenti registri e sviluppi degli eventi a seconda delle storie e delle epoche raccontate. Si giunge ad un punto però, in cui i registri si mescolano e nonostante la mescolanza rendono molto più nitido il senso di queste storie. Si pensi al background stesso dell'autrice. Britannica di origini ghanesi che scrive in tedesco, fra l'altro.
Ci preparammo per il secondo ciclo- era di nuovo arrivato quel momento. Dio assunse la forma di una brezza. Mi intimidiva abbastanza che riuscisse a fluttuare con tanta grazia, ma la imitai e diventai anch'io brezza.
La spiritualità è un elemento che fa diverse incursioni nelle storie delle nostre Ada, è viva e tangibile attraverso la scrittura, crea immagini che hanno a che fare con l'onirico e con una dimensione transitoria che danza sul concetto dell'amore.
Mi è stato detto che l'amore è la più grande felicità. Io vorrei ribadire che gli esseri che fanno tali affermazioni non sono mai stati avvolti da un silenzio totale; e non hanno mai provato la sensazione dell'infinito. O meglio: non sanno più che sensazione fosse. Loro sono come Ada.
Forse è questo che ci è stato raccontato. Che nonostante i secoli, le turbolenze, le illusioni e il dolore, la ricerca di quella stanza per sè è la vera felicità.
Ringrazio NNEDITORE e Francesca Rodella per la copia del romanzo.
Traduzione dal tedesco di Fabio Cremonesi.
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