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Hidden Valley Road - Robert Kolker


Hidden Valley Road rientra fra le migliori letture di quest'anno. 
Non è affatto facile rendere appassionante una lettura così pregna di informazioni, date, eventi, persone, dati tecnici. E non è neanche così facile evitare di cadere nei cliché, quando si scrive di una numerosa famiglia americana come quella dei Galvin, la cui esistenza ha segnato la prima metà del Novecento ed è stata turbata dalla schizofrenia. Tra inchiesta giornalistica e narrazione non fiction, Robert Kolker ha fatto centro e ci ha regalato un'opera bella, solida, ben scritta. Oprah Winfrey l'ha scelta per il suo Book Club, e della stessa ha detto: 'Si legge come un giallo clinico e fa luce su un argomento che molti di noi affrontano: la malattia mentale'. Feltrinelli l'ha pubblicato con la tradizione di Silvia Rota Sperti e sono davvero felice che un romanzo del genere sia stato portato qui da noi. 

La famiglia Galvin e dodici figli, sei dei quali affetti da schizofrenia che verrà diagnosticata dopo aver pensato che no, non si trattava di schizofrenia ma di voglia di emancipazione, indipendenza, anticonformismo dettato da comportamenti forse normali per tali giovani. 

I dodici figli della famiglia Galvin nacquero in un arco temporale che concise perfettamente con gli anni del baby boom. Donald è del 1945, Mary del 1965. Il loro secolo era il secolo americano. I loro genitori, Mimi e Don, erano nati subito dopo la Grande Guerra, si conobbero durante la Grande depressione, si sposarono durante la Seconda guerra mondiale e crebbero i loro figli durante la Guerra fredda...A mano a mano che la loro famiglia cresceva, videro andare e venire interi movimenti culturali, fino a quando tutti i Galvin diedero il loro contributo alla cultura, diventando un monumentale caso di studio della malattia più misteriosa dell'umanità. 

Mimi e Don uniscono le proprie vite già in tenera età grazie ad una gara di nuoto. Mimi e Don prima innamorati e poi subito sposati. Mimi ama l'eleganza, i sogni, il balletto. Don ama i Dodgers e le ambizioni, vuole viaggiare per il mondo e far parte del Dipartimento di Stato. E così comincia una lunga seggiovia di spostamenti e di gravidanze fino a giungere li, a Hidden Valley Road, dove ad accoglierli c'era una delle prime abitazioni residenziali pronte ad ospitare famiglie dell'Accademia. Don sempre fuori, Mimi sempre incinta. Don che guarda in alto e si trova a fare carriera militare nell'aeronautica per poi prendere un dottorato a 44 anni. Erano questo, Don e Mimi, rappresentavano quel sogno americano patinato; cattolici liberali 'socialmente permissivi' ma non così permissivi' in casa, perché questi dodici figli dovevano essere lucidi e composti come birilli, con i loro mocassini perfetti, giacche sportive e cravatte per la messa della domenica, e con massime che risuonavano costantemente nella testa: 'La parola è d'argento, il silenzio è oro'. Figli brillanti, che fanno sport e suonano diversi strumenti, che studiano medicina e fanno vita sociale. Eppure inizia ad innescarsi qualcosa, in quella famiglia ovattata nel sogno, qualcosa che forse ha a che fare con le ambizioni di Don e con le carenze da riempire da parte di Mimi. 

Allo stesso tempo, nessuna ambizione sociale poteva spiegare del tutto il desiderio di Mimi di avere una famiglia numerosa. Molto probabilmente c'era anche un'altra spiegazione più profonda, ovvero che i bambini colmavano un bisogno di chi forse nemmeno Mimi si era resa conto. 

'Don sembrava sempre vivere a qualche metro da terra, mentre Mimi aspettava pazientemente con i piedi ben piantati al suolo. Don era come i suoi uccelli: si alzava in volo a suo piacimento e faceva ritorno quando voleva. E Mimi, suo malgrado, si ritrovò ad assumere il ruolo di falconiera'. 

E così quella casa diventa il palcoscenico di realtà opposte, da una parte i modelli di Don e Mimi, dall'altra le regole della chiesa e il furore di giovani ragazzi che appena potevano cercavano di infrangere quelle regole con fare inebriante. Ed è proprio per questo che i primi campanelli d'allarme che sarebbero rientrati a pieno nella schizofrenia sono stati inizialmente valutati come gesti per attirare l'attenzione, quello che oggi definiremmo 'ragazzate'. Era l'11 settembre del 1964 e Donald Galvin che allora frequentava il secondo anno alla Colorado State di Fort Collins si recò presso il centro medico dell'università per farsi curare una ferita. Sarà solo la prima di una serie di visite, tra cui una per farsi curare in seguito a un incidente col fuoco. Incidenti non involontari, ma le prime manifestazioni della schizofrenia. Lui il primo, poi gli altri. 
Kolker ha alternato capitoli riportanti il vissuto dei Galvin a capitoli di vero e proprio reportage di ampio respiro su studi e personalità protagonisti di questa ricerca. 

Gli anni dei Galvin sono stati anni in cui nella scienza non era ancora tutto chiaro, e venivano etichettati alle malattie mentali disturbi di diversa natura o, come nel caso di Donald, ricerche di attenzione e bravate. L'approccio alla malattia mentale era disumano e disattento, la 'cura' fatta a suon di shock insulinici, lobotomia, terapia del gas, somministrazioni di sangue animale e farmaci annichilenti. E così accanto alla quotidianità di questa numerosa famiglia veniamo a conoscenza della storia di Schreber, dell'ospedale psichiatrico di Chestnut Lodge, della visione agli antipodi di Jung e Freud che causerà fra questi una rottura, e di come genetisti, psichiatri, neurologi, ed altri ricercatori si siano approcciati alla schizofrenia. 
Kolker non ha lasciato nulla al caso, è stato certosino ma al contempo appassionante, rendendo interessanti anche quegli aspetti che potrebbero risultare di difficile lettura da parte di chi a questo mondo è estraneo; e parlo di aspetti legati a farmacologia, studi genetici e terminologia medica. Un romanzo ricco, anche duro e non ammorbidito da retorica, infatti vi scrivo che non è assolutamente una lettura da prendere a cuor leggero, ma se vi doveste sentire pronti vi consiglio assolutamente. Ad arricchire le pagine, fotografie di repertorio che a guardarle ti lasciano un nodo in gola. 

Ringrazio la casa editrice Feltrinelli per la copia del romanzo. 


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