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Che razza di libro! - Jason Mott


Di libri da bere e segnapagina da consumare. Di metanarrazioni e narrazioni da fiaba che vanno a braccetto con battute fresche di humour. Di bambini scurissimi ed invisibili allo stesso tempo e scrittori senza nome che si perdono tra realtà e chimere. Che razza di libro!...sul serio. Leggendolo mi sono ritrovata in un marasma di stupore e riflessioni che continuano a farsi roboanti. Mi sono ritrovata ad annuire silenziosamente, a sorridere, ad imprecare, a segnare continuamente frasi che non potevano essere lasciate lì sulle pagine, ma dovevo fare mie. Vincitore del National Book Award 2021, Che razza di libro! di Jason Mott ha fatto centro, ed ha fatto centro soprattutto NNEDITORE che l'ha portato qui in Italia nella traduzione di Valentina Daniele.

Metanarrazione, proprio cosi. Perchè uno dei due protagonisti del libro è uno scrittore che ha scritto un bestseller il cui titolo è proprio questo, Che razza di libro! Uno scrittore senza nome che un giorno incontra un ragazzino dalla pelle color ebano, così scura che lo chiamano Nerofumo. Ragazzino, continua a chiamarlo così quel ragazzino che ha sulla pelle il colore della notte questo scrittore svampito che fa la spola tra un sito ed un altro di un tour promozionale, ingurgitando alcol e paranoie, dedicandosi a firmacopie, conoscenze fugaci, interviste, ed incontri meno furtivi. E tra un firmacopie ed un altro assistiamo ai suoi sketch con agenti e lettori, ad episodi slavati di quando il ragazzino era lui, in un mix di umorismo, trastullo, serietà e tenerezza, ironia, incanto e disillusione. Paranoie o frutto di una mente ricca d'ingranaggi montati sull'immaginazione? Lo scrittore senza nome infatti sogna ad occhi aperti e la realtà scivola liquida e lascia il posto a fantasticherie, ecco perchè si è cucito addosso il mestiere dello scrittore. Nicolas Cage è il suo oracolo di Delfi e ci ricorda un'infanzia sospesa in un'ascella sudata di territorio a guardare film noir senza spargimento di sangue alcuno. Sarà per questa patologia che lui riesce a vedere Nerofumo che in realtà si rende invisibile? Il Ragazzino, colui che ha imparato ad essere il Non Visto. Gliel'ha insegnato sua madre, meglio diventare Invisibile in un mondo cosi. E lo sa ed impara a saperlo, questo Ragazzino tediato dagli scherzi dei più forti in mattinate afose sullo scuolabus. Ed entriamo nel suo mondo come se leggessimo una fiaba, con lui che sparisce e i genitori che vogliono spargere odori dei suoi cibi preferiti per ritrovarlo.     

Nerofumo. Otto lettere abbarbicate a lui come magneti. E così ogni mattina, quando vedeva lo scuolabus arrivare lungo la strada sterrata, trascinava i piedi e ripeteva fra sè un mantra: Non farti vedere. Non farti vedere. Anche se sapeva che tutte quelle storie sul Non Visto non erano vere, era ancora abbastanza bambino da volerci credere. E allora, tutte le mattine, cercava di essere Non Visto.    

E così queste due esistenze collidono, si scontrano e si confondono. La presenza del Ragazzino lampeggia nella vita di questo scrittore dalla vena irriverente. Lampeggia come quelle luci blu della volante di una polizia che in una notte hanno castrato il bagliore di quell'ometto dalla pelle color ebano. I dialoghi si alternano tra battute fresche ed irriverenti a passi estremamente colmi di dolcezza (ve l'ho scritto, che ho consumato diversi segnapagina). 

Se vivi abbastanza a lungo dico "alla fine ti vedrai portare via tutto, ragazzino...E più vai avanti nella vita, più ti preoccupi di cosa possono toglierti, e temi di tornare a quando non avevi abbastanza. Tutti noi abbiamo paura di finire in fondo al letamaio della vita. Abbiamo tutti paura di essere poveri, di essere feriti, impotenti, invalidi, tutte quelle cose che ci fanno guardare gli altri e dire: Che brutto. Bisognerebbe fare qualcosa per Loro. La cosa che temiamo di più è essere loro. 

La penna di Mott ha questo dono, smussare gli angoli di faccende tristi con fare cangiante; una penna che diventa sempre più sfaccettata man mano che si procede nella lettura. Mott in questo romanzo ha schiaffeggiato soavemente l'ipocrisia che circola sulla giostra di temi come il razzismo e non solo. Come scrive la traduttrice in una nota finale, la lingua di Mott resta lucidssima e aggraziata, che racconti vicende esilaranti o tristi.  Osservando la copertina e leggendo la sinossi potreste immaginare un romanzo incentrato esclusivamente su questo e sulla questione Black lives matter. Non solo. Nel testo viene citato, fra citazioni di libri, film, personaggi e testi di canzoni, George Floyd, la cui triste vicenda è legata ad un accaduto raccontato nel libro. Ipocrisia imperitura ed oltraggi perpetrati a distanza di anni. Possiamo amare tutt* allo stesso modo e con la stessa intensità? Basta davvero credersi invisibile per evitare che la ferocia scivoli sulla pelle?Le verità deludenti e massacranti possono sempre essere celate da un buonismo ovattato? 

Questo è solo il primo di tanti ragazzini che incontrerai nel corso della tua vita. Si accumuleranno l'uno sull'altro, settimana dopo settimana. Proverai a ricordarli ma alla fine la tua mente sarà troppo piena, e loro traboccheranno e te li lascerai alle spalle. E poi un giorno sarai grande e ti dimenticherai il suo nome...Odierai la tua memoria. Odierai il mondo. Odierai di non essere riuscito a fermare il flusso di cadaveri che si sono accumulati nella tua mente. Cercherai di rimediare, non ci riuscirai, e affogherai nella rabbia. Te la prenderai con te stesso per non aver trovato una soluzione e affogherai nella tristezza. E lo farai e lo rifarai ancora, per anni, e un giorno avrai un figlio e lo vedrai sulla tua stessa strada e vorrai dirgli qualcosa per rimediare, qualcosa che lo salvi da tutto questo...e non saprai cosa dire.

Menzione d'onore ai risvolti di copertina e ai glifi riportati ad ogni inizio capitolo. 

Ringrazio Francesca Rodella dell'Ufficio stampa per la gentile concessione della copia. 

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