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Effimeri - Andrew O'Hagan


Gioventù che brucia, forte e sveglia, in un marasma di film e musica, voglia di vita e di correre, conoscere, ascoltare ed assaporare. Lì dove un viaggio diventa anche viaggio di vita. Gioventù che non vuole mai diventare fumo, piuttosto cenere da cui nuova vita concorre a mescolare ricordi e formarne di nuovi. Amicizia che arde e collide con ogni aspetto avverso; lì pronta a mordere persino le briciole. L'ho fatto anch'io, questo viaggio. Ho ancora il cuore sparso e liquefatto tra Manchester e la Svizzera, tra un concerto degli Smiths ed un bicchiere di Old England al Victoria Wine; tra le battute sagaci di quei ragazzi amici per sempre nell'amore e nel dolore.  

“Dicono che a diciotto anni non sai niente. Ma ci sono cose che sai a diciotto anni e che non saprai mai più.” Glasgow, estate 1986. Tra il carismatico Tully e il sensibile James, detto Noodles, c’è un legame fortissimo, un’amicizia fondata sulla musica, sui film, su un comune, luminoso spirito ribelle. Insieme agli amici Tibbs, Limbo e Hogg partono per un finesettimana destinato a non tradire le attese: andranno a Manchester, dove ci sono negozi di dischi, locali, un festival da leggenda, musica dappertutto (e alcol, e altro). Sono anni lividi, il grande sciopero dei minatori è un ricordo recente, vivere in provincia vuol dire rischiare di non andarsene mai. James, che ama i libri, e Tully, operaio saldatore, si promettono una cosa: che la loro vita sarà diversa. Trent’anni dopo squilla il telefono a casa di James. Tully deve parlargli. È malato, di una malattia inguaribile, chiede il suo aiuto per andarsene con dignità. Solo James può accompagnarlo lungo la strada più difficile. Un romanzo di memoria e verità, un tributo alla leggerezza dell’essere giovani e alla capacità di cambiare insieme, scoprendo le gioie e il prezzo dell’affetto quando è vero.'' 

Prima di cominciare a leggere il romanzo di Andrew O'Hagan credevo che questo sarebbe stato il 'solito' romanzo di formazione, sempre se di solito si può parlare, perchè in tutti i romanzi di formazione che ho letto ho spesso colto sfaccettature diverse, di colore simile ma mai uguale, irradiate di luce blanda o molto forte. Ecco, O'Hagan non soltanto ha prodotto queste sfaccettature, ma le ha dipinte in maniera sagace, sentimentale e ironica, strappando anche risate o andando ad inumidire gli occhi senza essere troppo strappalacrime, ecco.  

La storia di questi ragazzi viene raccontata raccontando anche quegli aspetti socio-economici e politici dell'Inghilterra di quegli anni 80, siamo infatti nell'estate del 1986 quando il romanzo si apre. Estate in cui Tully Dawson vuole farsi nuovo per il mondo, con il chiaro intento di non voler somigliare a suo padre. Narrazioni in terza persone si succedono a spezzoni di vita narrati da James, chiamato 'Noodles' (Tutta colpa di C'era una volta in America). James e Tully, Tully e James, note cosi diverse in una melodia cosi composta ed indimenticabile. James che legge, legge tanto e ha i libri in tasca, come la Nausea di Sartre e vuole studiare all'università; Tully un saldatore. Tully che ha una 'sete di vita che lo rendeva quasi eroico', gettando un ponte tra vecchio e nuovo. E' proprio lui, infatti, a voler andare a Manchester. Lì, in quell'Inghilterra di razzismi e minatori, dove il thatcherismo di Margaret Thatcher 'passa sulla città come le piaghe dell'Esodo'; si compie lì, un magistrale inno all'amicizia fatto di battute sagaci e legami indissolubili, cultura pop e punk, lì fra concerti e whisky, jeans e sudore, vinili e citazioni di canzoni e film. E la vita è proprio questo. uno slalom continuo fra estate ed autunno, l'estate del 1986 e l'autunno del 2017. Una telefonata, in quell'autunno, che macchia Tully e chi gli sta intorno. La narrazione ricalca a pieno quell'estate e quell'autunno. La giovinezza degli anni 80 è solcata da pagine ricche di dialoghi e battute ironiche e che non le mandano a dire, il linguaggio fresco ed irriverente di quei ragazzi sfacciati e luminosi, per poi lasciare posto a narrazioni più profonde, intime, sentimentali. Mi sono posta tante domande, e ho sognato riguardando le scene di quei film che hanno scalciato sull'irriverenza di Tibbs, James, Libbo, Hogg, Tully, scuotendola nell'emotività; ho ascoltato le stesse canzoni da loro cantate e ricantate, ho combinato le stesse marachelle, poi sono cresciuta e ritornata ragazza spensierata, ho vissuto, e poi compreso che anche nel dolore più fitto si può ricominciare a respirare. 

'Era facile essere leale, per Tully. La politica che lo animava era l'amore.'

E' un'amicizia colma d'amore quella che anima questa storia, e proprio in nome di un'amicizia pura e slegata da qualsiasi scopo James è disposto a mettere da parte ciò che potrebbe causargli una sofferenza immane. Amicizia è anche e soprattutto questo, indossare la pelle dell'altro. 'Au revoir', diceva Edith Piaf, anche lei citata nel libro, fra le tante stelle del panorama cinematografico e musicale, e per chi ha vissuto così intensamente, un addio non è mai un vero addio. Nulla più diventa caduco, effimero. 

Si, dovete proprio leggere questo romanzo bellissimo. 

Ringrazio la casa editrice Bompiani. 

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