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Recensione Le portatrici di Jessica Schiefauer


Nel momento in cui leggo un distopico la mia mente è già diretta verso un conclave di riflessioni che probabilmente ne scaturiranno. Perchè un buon distopico è questo che in  realtà deve fare. Deve portare a riflettere, interrogarsi, confrontarsi, porre accenti spinosi su altrettante questioni spinose. Non è soltanto fantascienza o mera costruzione di fiction, è un altro sguardo sulla realtà quello che stiamo leggendo, sono questioni anche legate alla nostra realtà quelle che stiamo scarnificando, e vi sono legate in maniera netta. Il distopico scritto da Jessica Schiefauer tutto questo l'ha fatto e anche bene. 

DALLA SINOSSI 

Il Morbo ha devastato il loro mondo per generazioni, e ha costretto la popolazione a separarsi secondo linee di genere: la società è riservata alle donne, note come “portatrici”, mentre gli uomini, i “diffusori” della malattia, sono tenuti in quarantene a prova di fuga.Se una portatrice entra in contatto fisico con un diffusore, la malattia si sviluppa nei corpi di entrambi causando la morte della portatrice nel giro di quarantotto ore.Il diffusore va incontro alla stessa sorte, ma viene anche colto da un folle bisogno di fecondare più portatrici possibile prima di morire. In una città chiamata Irisburg nel continente scandinavo, Nikki e Simone condividono una vita tranquilla e felice insieme. La loro è una società in cui i cittadini del mondo possono stabilirsi dove vogliono. Mangiare carne è ormai impensabile e il dibattito politico ruota attorno al modo migliore per gestire le risorse limitate della Terra. Invece del lavoro, le portatrici effettuano un numero limitato di ore di servizio ogni settimana. E in cambio del contributo alla democrazia con il voto, ricevono un’unità abitativa e un buono vita. Ma quando Simone decide di avere una bambina, tutto cambia. Tutto ciò che Nikki pensava di sapere sulla sua partner, sul suo mondo e su sé stessa è capovolto. Le portatrici apre una finestra su una società radicalmente diversa, dove i sistemi politici ed economici di oggi sono stati relegati al passato e sostituiti da una visione eco-femminista che a prima vista sembra più luminosa, più verde, più giusta, un mondo immaginario plasmato dal Morbo ma anche da nuove tecnologie, modalità di trasporto e metodi di riproduzione, completo di un proprio vocabolario.Eppure le cose non sono come sembrano e Nikki scopre il lato oscuro della sua società.In questo mondo rivoluzionato, le portatrici lottano ancora con i concetti umanissimi di amore, tolleranza e desiderio, paura, violenza e potere.

Attenzione, so cosa state pensando. Eccoci qui, un romanzo distopico su pandemie e quarantene in piena pandemia. Vi dico invece che l'autrice lavorava da 10 anni a questo romanzo e che di romanzi che scrivono di queste tematiche l'editoria abbonda. E' il 'come' che cambia le cose. Jessica Schiefauer ci trasporta in questo mondo 'perfetto' di kondo, unità terricci, 'pareti vive' che si srotolano, schermopagine, unità abitative, acqua di vespa, maisrape, velotaxi, natura. Un mondo che sembra essere scandito da ritmi perfetti e modus operandi perfetti. Le portatrici, le donne che abitano presso la città di Irisburg, facente parte del continente unito di Britannica, ricevono buoni vita, unità abitative ed altri servizi in cambio del loro, di servizio. Nikki lavora presso il centro linguistico ed insegna la lingua scandinavica alle 'neotrasferite'. E' una danzatrice che si muove sui passi dei fonemi, Nikki, li plasma ed intercetta nuove sfumature, ponendole nelle mani delle neotrasferite che aiuta ad ambientarsi. Nikki e Simone, la sua compagna, diverse ma sentimentalmente unite. Nikki e Simone che devono fronteggiare un desiderio che brucia, il desiderio di Nikki di 'portare'. Si, perchè in questa società non esiste il sostantivo madre, non esiste il sostantivo 'maternità', così come non esistono i sostantivi 'madre' e 'figlia', cosi come ci fa notare la traduttrice Samanta K. Milton knowles. esistono le portatrici e le tutrici, di queste nuove vite che contribuiranno alla società. Tutto sistematizzato e scandito da clausole, lo dice il Trattato dei Continenti uniti. Quella società 'libera' di donne deve disporre delle risorse offerte dalle stesse al servizio della ricerca e della cura.              

 'La cosa migliore è che ognuna possa fare ciò di cui ha bisogno'   

Il bisogno. Di chi è il bisogno? Di Nikki, di Simone e delle altre abitanti di Irisburg o della società?        E cosa accade nel momento in cui quel bisogno si fa visceralmente umano in un mondo all'apparenza perfetto ma drasticamente accasciato da norme? Nikki viene poi annichilita dall'impossibilità di diventare portatrice, ed ecco entrare in scena una delle tematiche preponderanti del romanzo, la possibilità che la scienza offre di ovviare ad una mancanza. Può essere molto pericoloso, rendere privo di empatia ed un mero progetto ciò che è inebriato dall'aspetto umano. E' con questa dicotomia che Nikki dovrà scontrarsi; il proprio aspetto umano che vuole travalicare ogni cedola ed ogni arbitrarchia e l'aspetto coeso di regole già costruite. La dicotomia tra costruito ed ammorbidito da quelle che sono le normali smanie e speranze di chi è fatto di carne, ossa, pensieri. Chi ha sempre vissuto in un determinato ambiente e ha tenuto aggrappati sulla pelle e nella mente determinati aspetti è condotto all'esasperazione da un'idea, l'idea che un mondo differente da quello in cui si vive sia necessariamente malsano e da sbeffeggiare. 

Il Morbo non risiede soltanto nella pandemia. Il Morbo è anche quello insinuato nella mente. Qui, secondo me, il messaggio dell'autrice è forte e chiaro. Questo mondo 'perfetto' in cui i diffusori sono tenuti in recinti e soverchiati da quell'idea non è poi così perfetto come sembra. Un mondo in cui gli stessi sono considerati selvaggi, malati, ma che si rendono poi necessari per delle sperimentazioni atte a portare avanti quell'idea illusoria di società perfetta. Un mondo in cui ardere legna diventa un'azione alla stregua di un omic*dio. La legna che brucia diventa carne che brucia, la legna è viva, ma i diffusori sono ridotti a meri oggetti da evitare o su cui sperimentare. 

'Perchè potessimo continuare a evolverci i diffusori dovevano sparire, e il morbo è stato il metodo dell'evoluzione per riuscirci. Non dobbiamo nè guarirli nè sterminarli, questo va contro la volontà dell'evoluzione. I diffusori non servono più, e se ci calmiamo presto non saranno nient'altro che un ricordo'      

Una società verde, ma anche gelida, fumosa, contundente. Lì dove le spire del giudizio e del pregiudizio tengono strette nella propria morsa volontà ed idee che invece vorrebbero germogliare. Proprio leggendo alcuni passaggi ho sentito una sensazione straniante, avete presente quell'umidità che infastidisce? Ecco. Il grigiore è entrato anche nella mia stanza, nel mio immaginario. 

'Ma voler portare una bambina e non riuscirci, di questi tempi...è una tragedia. In primo luogo per la persona stessa, ma anche per la società.'

La società madrina e matrigna. Questo è un romanzo distopico ma soprattutto sull'attualità. E' un romanzo sulle scelte, giuste e sbagliate, e sulle conseguenze dei propri gesti. E' un romanzo in cui si parla di fecondazione e di procreazione assistita. Un romanzo sui pregiudizi taglienti come lame. Un romanzo dalla prosa ricca, descrittiva ma fluida, in cui non manca l'aspetto sensuale legato a quel lato umano delle protagoniste. Un romanzo che potrebbe risultare ostico per le tematiche trattate ma che sono davvero felice di aver letto. 

Ringrazio la casa editrice Fandango per la copia.

Titolo: Le portatrici

Autrice: Jessica Schiefauer 

Traduttrice: Samanta K. Milton Knowles 

Pagine brossura:352

Anno edizione: 2022 

EAN: 9788860448088

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