Passa ai contenuti principali

Carrie - Stephen King


Stephen King. Un nome immediatamente collegato a quel gruppo immacolato dei maggiori scrittori viventi. 'Il Re dell'horror'. Leggiamo ed ascoltiamo spesso questa frase. Dopo aver letto Carrie, però, sono ancora più convinta del fatto che King non sia soltanto horror. La penna dello scrittore travalica etichette, scarnifica la mente, ed imprime sulle pagine un'angoscia quasi ancestrale, dettata dagli abissi più oscuri dei comportamenti dell'essere umano. 

'Carrie è un'adolescente presa di mira dai compagni, ma ha un dono. Può muovere gli oggetti con il potere della mente. Le porte si chiudono. Le candele si spengono. Un potere che è anche una condanna. E quando, inaspettato, arriva un atto di gentilezza da una delle sue compagne di classe, un'occasione di normalità in una vita molto diversa da quella dei suoi coetanei, Carrie spera finalmente in un cambiamento. Ma ecco che il sogno si trasforma in un incubo, quello che sembrava un dono diventa un'arma di sangue e distruzione che nessuno potrà mai dimenticare.' 

Carrie White vive nella cittadina di Chamberlain con sua madre, la signora Margaret White. Sono gli anni '60 e si potrebbe pensare a quello che nel nostro immaginario fomenta fantasie piacevoli e stuzzica sensazioni mai vissute ma pensate (almeno per me). Gli anni dei jukebox e dei balli scolastici con gli abiti più belli. La vita di Carrie potrebbe essere bella ma non lo è. Un incubo vissuto ad occhi aperti e a cuore spento. Carrie White che, come asseriscono le sue compagne di scuola, 'mangia merda'. Carrie White che si sente chiamare 'budino mal riuscito' e ' faccia di merda'. Carrie la timida, la perenne introversa, Carrie che indossa abiti fuori moda, Carrie che subisce sgambetti e continue vessazioni da parte di quelle 'compagne' che compagne non sono. Non si sa difendere Carrie, e l'episodio accaduto nelle docce della scuola in una mattinata fumosa lo dimostra. Questa fanciulla non conosce il significato della parola mestruazione. Non le ha mai avute prima e la mamma non gliene ha mai parlato. E cosi Carrie vede in quel sangue molesto un preavviso di morte. Ha paura, mentre le compagne sghignazzano e le lanciano assorbenti come si trattasse di un tiro al bersaglio. Non più giovane ragazza timida ma uno zimbello su cui giocare, un fantoccio su cui imprimere spilli di inaudita cattiveria. Il primo di tanti innesti, o detonazione, come ci scrive King stesso, che porteranno all'esplosione finale.   

Una madre che reale madre non è, la signora Margaret. Una donna annichilita dal fanatismo religioso e che con questo annichilisce anche sua figlia. Una donna che chiude sua figlia in uno sgabuzzino permeato da luce blu e reso ancora più tetro da immagini bibliche, le quali campeggiano attivamente in tutta la casa di Carlin Street, nella quale, il 19 agosto 1966, si manifesta uno dei primi eventi ricollegati alla telecinesi di Carrie. Il romanzo si apre proprio così e ci fa capire quale sarà la sua struttura, un connubio di eccellente narrazione e spezzoni di dossier, articoli di giornale, studi scientifici, spezzoni di settimanali, lettere dei 'sopravvissuti' e pensieri su quello che è accaduto. Geniale e coinvolgente King, che in una pagina scrive persino di uno studio genetico delle capacità telecinetiche della giovane Carrie, nelle quali sono coinvolti geni recessivi (goduria assoluta per una studentessa di biologia) . E' inquietante, questa donna che non ha un rivolo d'amore materno, che proclama versi della Bibbia con fare maestoso ed oscuro, che vieta e marchia a ferro e fuoco ogni cosa come peccato. 

Adesso immaginatevi nella stessa situazione di Carrie. Una madre dalla presenza oscura, un ambiente scolastico malsano fatto di prese in giro e scherzi totalmente al di fuori di canoni accettabili e queste capacità di muovere oggetti ancora sfumate e delle quali la stessa non conosce controllo. Le compagne di scuola sono cattive, ipocrite, prive di empatia. e l'empatia che poi sopraggiunge è dettata soltanto dalla paura di possibili ritorsioni e punizioni. 

'Qualcuna di voi si è mai fermata un momento a pensare che Carrie può avere dei sentimenti?' Già, i sentimenti. Sentimenti che i bulli non conoscono, e procedono diretti alla distruzione di chiunque e di qualsiasi cosa. Questo non è soltanto horror, come ho scritto prima. Si tratta di un'opera dal respiro più ampio, dall'indagine psicologica al diretto contatto con temi che ancora oggi sono scandalosamente attuali. Chi non si è mai sentito compreso come Carrie? Chi non ha mai subito angherie del genere? Carrie che incassa silenziosamente e poi con tanto rumore esplode. 

'Come Sansone nel tempio, poteva far crollare tutto sulle loro teste, se lo desiderava.' 

Le angherie e i sorprusi causano un amaro divertimento in chi se ne ciba, fin quando quel divertimento si trasforma in un' assoluta metastasi che ingloba ed uccide tutto, persino gli stessi. Carrie l'ho sentita profondamente, ho sentito le sue paure e poi sono esplosa con lei, all'ennesima ritorsione dopo aver vissuto quello che, inizialmente, sembrava essere un sogno che finalmente si avverava. King mi ha trasportata in una narrazione avvincente dalla prima all'ultima pagina, mi ha innestato angoscia, rabbia, e la spada di Damocle del bullismo e di quelle risatine ostili le sento ancora forti sulla mia testa. Leggendo questo libro non ho affatto pensato che si potesse trattare di un'opera prima. 

King re, dell'horror e non solo. 


Commenti

Post popolari in questo blog

Cosa faresti se - Gabriele Romagnoli

Sono sempre stata affascinata dai meccanismi del tipo 'sliding doors' (chi ha guardato il film con Gwyneth Paltrow mi comprenderà ed afferrerà)...motivo per cui il titolo di Gabriele Romagnoli ha captato la mia attenzione, stuzzicato la mia curiosità, ammorbato la mia voglia di leggere storie del genere che no, non sono state colmate in toto, e vi spiego perché.  TRAMA   Cosa faresti se, nel tempo breve di una giornata o di un attimo, dovessi scegliere fra due alternative, ognuna critica, ognuna destinata a ridefinire l'idea di te stesso, a cambiare il destino tuo e altrui? Una scelta irresolubile eppure necessaria, come quella che si trovano costretti a prendere Laura e Raffaele, una coppia che desidera adottare un figlio e si ritrova a decidere in poche ore - una lunga, interminabile notte - se diventare genitori di una bambina gravemente malata. O come capita a Adriano, che un mattino si sveglia e scopre da un video sul cellulare che il figlio ha preso in prestito la sua

Abbandono - Elisabeth Åsbrink

Quello che Elisabeth  Åsbrink  ha scrit to rientra fra i romanzi familiari che per me rasentano la perfezione. Ciò perchè la scrittrice e giornalista svedese ci ha regalato un libro in cui le vicende familiari dei protagonisti sono incastonate alle vicende della Storia in un equilibrio mai precario, un intreccio esemplare frutto di due anni di ricerche appassionate e collaborazioni con studiosi e ricercatori. La scrittrice è diventata nota per la grande capacità di fondere penna narrativa e penna documentaristica con minuzia, e in 'Abbandono', tradotto dallo svedese per Iperborea da Alessandra Scali, questa capacità è emersa con fermezza. Substrato fondamentale del romanzo, la stessa storia della scrittrice, nata a Stoccolma da padre ebreo superstite della Shoah e madre inglese. Le sue vicende famigliari sono state toccate da ciò che leggiamo in Abbandono.  Per capire la mia solitudine avevo bisogno di capire quella quella di mia madre. E per capire lei dovevo prima capire mia

Come ho vinto il Nobel - Julius Taranto

C'è una nuova voce nel panorama letterario americano; una voce che ha contezza di ciò che vuole raccontare e che sa raccontarlo con acume privo di retorica e senza risultare troppo scontata, la voce di Julius Taranto. Atlantide l'ha portata in Italia pubblicando 'Come ho vinto il Nobel' nella splendida traduzione di Ilaria Oddenino, regalandoci un romanzo al tritolo pregno di citazioni, humour e riflessioni pungenti. Scrivo di contezza perché la materia narrativa affrontata da Taranto non è la solita alla quale siamo abituati, e dovendo affrontare tematiche attuali ed impattanti, sarebbe stato labile il confine con i cliché.  La mia materia di studio era il modello teorico Zhou-Einstadt-Smoot. Dopo l'università avevo declinato lucrose offerte da parte di Google e J.P. Morgan a favore di un faticoso dottorato sotto la supervisione di Smoot in persona. Newton e Leibniz avevano simultaneamente inventato il calcolo infinitesimale...Le previsioni della loro teoria erano