Immaginate di avere una o varie certezze per tutta una vita. Immaginate di sacrificare il vostro lato emotivo per ciò che quella certezza ha comportato, i dispiaceri che ha dissotterrato e la rassegnazione imperante che deriva, da quella certezza. La rassegnazione, serena e tranquilla, è quella che intride la vita di Estelle Sullivan, una delle protagoniste del romanzo.
Estelle è un'istitutrice a modo e ferma nei propri doveri nella Londra del 1874. Talmente ferma che quando le viene comunicato il nuovo incarico accetta lo stesso nonostante il luogo in cui dovrà recarsi le smuova ricordi infelici legati alla propria infanzia ed imbevuti di nostalgia sul versante emotivo. Tappa di quel ritorno nostalgico è la contea del Gloucestershire, dove ad attenderla nel ruolo di istitutrice c'è la famiglia Crow. Uno dei motivi che ha spinto la presenza di Estelle a Stroud è dettato da un'educazione più ferma della quale necessitano Abigail e Justine, le gemelle. Le bambine infatti risultano essere fin troppo in simbiosi, e nel loro temperamento devono riuscire a discriminare le proprie scelte, convinzioni, i propri gusti e pensieri. Accanto a loro la piccola e silenziosa Nellie che la famiglia Crow accudisce come una propria figlia.
Estelle comprende che per far si che sviluppi un proprio modo di pensare Abigail e Justine dovranno trascorrere le vacanze separate ed annotare sui propri diari le giornate trascorse, i dettagli che le colpiscono, fare un resoconto completo che ciascuna delle sorelle farà prontamente leggere all'altra al proprio ritorno. Così Abigail trascorre le vacanze presso una zia a Bromsgrove, Justine presso uno zio a Worcester e Nellie sempre a Worcester presso la cugina Mary. Da ciò che le sorelle annotano emergono verità che stridono fra loro sul conto di tale Barone Patterson. Verità che a loro volta potrebbero sembrare quanto di più lontano da quel che sembra. Triplici mosse, triplici punti di vista.
Dalle lettere scritte da Justine, Abigail e Nellie emerge la prosa raffinata dell'autrice e la cura per i dettagli e le descrizioni. Dagli abiti, alle descrizioni di ambienti interni ed esterni all'uso del linguaggio, ho apprezzato molto i riferimenti ad usanze di quella determinata epoca, come per esempio la polvere di garofano utilizzata dalle donne per sgrassare i capelli, o ancora i giochi con i quali si dilettavano i bambini (graces) ed altri dettagli non indifferenti. Gli ambienti descritti mi hanno fatto immaginare quelle contee e quelle distese verdi, i roseti, le tenute di campagna ricche di interni damascati e servizi da tè. Tutto ciò è stato una carezza per chi, come me, ama le ambientazioni d'epoca. Il finale mi ha lasciato sorpresa e nostalgica. Ho apprezzato anche alcuni temi affrontati, fra i quali l'affettività tra differenti ceti. 'Estelle non si considerava una figlia illegittima, ma una legittima figlia dell'amore'.
La dipendenza che Abigail e Justine sviluppano in presenza l'una dell'altra ci fa capire quanto invece sia importante sviluppare un proprio senso di giudizio, la propria persona, quanto importante sia decretare l'identità che tende ad individuarci, nonostante la somiglianza fisica con un'altra persona. Avrei invece preferito che alcuni aspetti fossero sviluppati in modo meno condensato e più approfondito. Per mio gusto personale infatti faccende come l'innamoramento, per quanto idilliaco possa essere il contesto, non mi risultano molto veritiere se sviluppate da un singolo incontro.
Lettura tuttavia piacevole e delicata.
Ringrazio l'autrice Elisa Averna per la fiducia.
Opera edita da Eretica edizioni.
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