Sono sempre stata affascinata dai meccanismi del tipo 'sliding doors' (chi ha guardato il film con Gwyneth Paltrow mi comprenderà ed afferrerà)...motivo per cui il titolo di Gabriele Romagnoli ha captato la mia attenzione, stuzzicato la mia curiosità, ammorbato la mia voglia di leggere storie del genere che no, non sono state colmate in toto, e vi spiego perché.
TRAMA
Cosa faresti se, nel tempo breve di una giornata o di un attimo, dovessi scegliere fra due alternative, ognuna critica, ognuna destinata a ridefinire l'idea di te stesso, a cambiare il destino tuo e altrui? Una scelta irresolubile eppure necessaria, come quella che si trovano costretti a prendere Laura e Raffaele, una coppia che desidera adottare un figlio e si ritrova a decidere in poche ore - una lunga, interminabile notte - se diventare genitori di una bambina gravemente malata. O come capita a Adriano, che un mattino si sveglia e scopre da un video sul cellulare che il figlio ha preso in prestito la sua auto e con essa ha investito una persona, uccidendola senza nemmeno fermarsi a prestare soccorso. Adriano, che da quando ha perso la moglie e il lavoro, è incapace di decidere qualsiasi cosa, esce di casa per cercare fuori da sé, un passo dopo l'altro, una risposta: denunciare il figlio o costituirsi al suo posto per salvarlo? Invece solo un istante è concesso a Giovanni, il tassista Urano 4, per prendere la risoluzione più importante... Seguendo quale ragionamento o intuizione, quale idea del mondo e di sé, Laura, Raffaele, Adriano, Giovanni e gli altri personaggi di questo romanzo - che il lettore scoprirà essere tutti sottilmente legati fra loro - potranno fare la loro scelta? Come arriveranno al catartico finale che li richiama in scena tutti insieme per scegliere ancora, giacché la vita è un percorso segnato da bivi etici? Nel divario fra essere autentici ed essere giusti temono di perdersi, perché ci sono nell'esistenza di ciascuno "deviazioni improvvise, circostanze inattese, scelte improbabili" davanti alle quali è impossibile quanto necessario farsi trovare pronti.
Destino o scelta ponderata, sicurezza o incertezza, caparbia o insicurezza, instabilità o ferrea risolutezza, tutti sostantivi che giocano la partita degli avvicendamenti di una vita o più vite con una stessa percentuale ed enfasi più o meno accentuate. Quel fuoco che comincia a bruciare nel momento in cui ci si trova davanti ad un bivio e si deve prendere una decisione procede imperterrito, e devi sbrigarti perché non c'è acqua che tenga. Il problema risiede nel fatto che il fuoco in queste storie non l'ho trovato, e neanche un fuoco labile, non mi sono emozionata né sono stata presa da quella frenesia di voler sapere come le stesse andassero a finire. Sei storie articolate in sei giorni che compongono i sei capitoli del libro con il settimo finale. Sei protagonisti con il proprio microcosmo di vite tappezzate da incertezze legati da fili sottili e congiunti nel capitolo finale. Ritroviamo diversi temi e desideri, tra cui il rapporto genitori-figli, la voglia di conoscerlo, quel rapporto, attraverso l'adozione, i sensi di colpa e l'ipocrisia, il lutto, la morte e il destino, conditi dal sale di altri temi ancora, quali la violenza domestica e il bullismo (ma davvero rivoli).
I temi non sono poi così pochi, mi direte, e sono anche belli da affrontare, se correlati alle differenti possibilità di scelta. Nonostante ciò, però, la lettura in taluni punti ha trovato i racconti asettici e privi di emozione. Credo che ciò derivi anche dall'inserimento di molte descrizioni che per la sottoscritta non erano assolutamente funzionali e necessarie alla trama. Descrizioni di persone e di oggetti che mi hanno annoiata (pure quelle di una poltrona) ed allungato il brodo inutilmente. Insomma, in storie di questo tipo non m'interessa leggere della mascella di una donna, del colore dei suoi capelli, del tipo di copribraccioli di una poltrona e compagnia cantante. In storie di questo tipo devo immedesimarmi nei protagonisti che devono compiere una scelta, devo soffrire o gioire con loro, pensare alle conseguenze di queste scelte con loro, schivare o farmi colpire da quella spada di Damocle con loro.
Non scrivo che l'esperienza di lettura è stata asettica in ogni punto di tutte le storie. Ci sono stati dei passaggi che un po' mi hanno toccata. Ma quel poco non basta, per quel che mi riguarda, per le aspettative che avevo. Per esempio la storia del quinto giorno/quinto racconto, in cui Adriano scopre che suo figlio ha tolto la vita ad un uomo con la sua auto, e allora l'amore di un genitore per un proprio figlio diventa salvifico o una condanna. Mi sono chiesta davvero cosa avrei fatto io in quella situazione, con un colpo di scena che mi ha sorpresa, ma che per il motivo del quale ho scritto prima non mi ha destabilizzata chissà quanto. Narrazione non molto empatica, il tutto come se fosse un po' 'congelato', freddo.
Ho anche sottolineato qualche passaggio perché ho trovato poetica la scrittura, come il seguente:
'Camminava lungo la corda tesa sul precipizio, senza neppure l'eleganza di un funambolo. Si avvicinava al punto di non ritorno e gli danzava intorno. Corteggiava il bilico e sfidava le conseguenze.'
Il settimo giorno/settimo capitolo è un epilogo che in un certo senso riunisce queste vite, questi destini, che vuole tessere il telo finale dai fili che li connettono, ma ho trovato forzato il modo in cui alcune sono state collegate.
Titolo: Cosa faresti se
Autore: Gabriele Romagnoli
CE: Feltrinelli
Numero pagine: 187
Anno pubblicazione: 2021
Prezzo: €16
ISBN: 978-88-07-03441-1
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