'𝐶'𝑒' 𝑞𝑢𝑎𝑙𝑐𝑜𝑠𝑎 𝑐ℎ𝑒 𝑖𝑙 𝑣𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑑𝑒𝑙 𝑠𝑢𝑑 𝑖𝑛𝑑𝑢𝑟𝑖𝑠𝑐𝑒. 𝑁𝑜𝑛 𝑠𝑜 𝑠𝑒 𝑞𝑢𝑒𝑠𝑡𝑎 𝑡𝑒𝑟𝑟𝑎 𝑎𝑏𝑏𝑖𝑎 𝑚𝑎𝑖 𝑎𝑣𝑢𝑡𝑜 𝑠𝑙𝑎𝑛𝑐𝑖 𝑜 𝑠𝑝𝑒𝑟𝑎𝑛𝑧𝑒, 𝑎 𝑚𝑒 𝑝𝑎𝑟𝑒 𝑎𝑏𝑏𝑖𝑎 𝑠𝑒𝑚𝑝𝑟𝑒 𝑑𝑜𝑣𝑢𝑡𝑜 𝑙𝑜𝑡𝑡𝑎𝑟𝑒 𝑝𝑒𝑟 𝑑𝑖𝑓𝑒𝑛𝑑𝑒𝑟𝑠𝑖. 𝑆𝑒𝑚𝑏𝑟𝑎𝑣𝑎 𝑢𝑛 𝑝𝑜𝑠𝑡𝑜 𝑝𝑖𝑒𝑛𝑜 𝑑𝑖 𝑐𝑖𝑐𝑎𝑡𝑟𝑖𝑐𝑖. 𝐸 𝑖𝑙 𝑐𝑎𝑙𝑑𝑜 𝑓𝑎𝑐𝑒𝑣𝑎 𝑖𝑙 𝑟𝑒𝑠𝑡𝑜: 𝑐ℎ𝑖 𝑝𝑎𝑠𝑠𝑎𝑣𝑎 𝑑𝑎 𝑞𝑢𝑒𝑠𝑡𝑒 𝑝𝑎𝑟𝑡𝑖 𝑎𝑣𝑒𝑣𝑎 𝑙𝑎 𝑏𝑟𝑒𝑣𝑒, 𝑠𝑐𝑜𝑛𝑓𝑜𝑟𝑡𝑎𝑛𝑡𝑒 𝑖𝑙𝑙𝑢𝑠𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑖 𝑒𝑠𝑠𝑒𝑟𝑒 𝑠𝑜𝑡𝑡𝑜 𝑢𝑛'𝑖𝑚𝑚𝑒𝑛𝑠𝑎 𝑐𝑢𝑝𝑜𝑙𝑎 𝑑𝑖 𝑐𝑎𝑙𝑜𝑟𝑒 𝑐ℎ𝑒 𝑖𝑚𝑝𝑟𝑖𝑔𝑖𝑜𝑛𝑎𝑣𝑎 𝑙𝑒 𝑝𝑒𝑟𝑠𝑜𝑛𝑒 𝑒 𝑜𝑝𝑝𝑟𝑖𝑚𝑒𝑣𝑎 𝑖𝑙 𝑝𝑎𝑒𝑠𝑎𝑔𝑔𝑖𝑜, 𝑠𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑙𝑎𝑠𝑐𝑖𝑎𝑟 𝑒𝑣𝑎𝑝𝑜𝑟𝑎𝑟𝑒 𝑛𝑢𝑙𝑙𝑎.'
Questo Sud afoso e pregno d'amore per la propria terra. Un Sud legato alle tradizioni e trafugato da pestilenze di cattiva condotta e di politiche effimere. Un Sud che profuma di zagare e bergamotto, di gassosa al caffè e di calura salata, dolce e piccante, umido e asciutto, il Sud della Calabria in cui Alfredo Morselli, docente universitario di storia, ritorna per uno scopo che si dirama in altre domande a cui rispondere.
Ritorna qui, nella terra di gioventù, per cercare altre informazioni e documenti da inserire nel suo saggio sul brigantaggio della resistenza antifrancese del 1800 in quelle terre, e precisamente riguardanti il brigante Nicola Gualtieri chiamato Panedigrano. Ma come spesso accade, gli eventi possono cambiare la direzione delle pedine come in una partita a scacchi. Quel viaggio farà sì che Alfredo riapra una vecchia voragine, quella riguardante la scomparsa di un suo caro amico, l'avvocato Pietro Misasi, 25 anni addietro. E non demorderà, come quelle felci diffuse in terra calabra che continuano a sorgere in un terreno incolto ed abbandonato.
Ed è qui che il romanzo si fa duplice e triplice in vari aspetti. Duplice è la descrizione della Calabria, da un lato tremendamente bella e poetica, genuina, selvaggia e buona; dall'altro trafitta dalla lama del clientelismo e di affari torbidi, da avvicendamenti agli antipodi da quel che definiremmo cristallino. Triplice è la narrazione che alterna il presente di Alfredo al passato di Alfredo e Pietro alla narrazione degli eventi storici legati alla resistenza antifrancese nel Sud Italia. Duplice è il significato del titolo del romanzo, che dà il nome ad un circolo di scacchi e alla Banda della regina Maria Carolina che nel 1806 aveva sostenuto la causa di Panedigrano, che sognava una terra pulita e liberata. Quella terra bella e selvaggia in cui Alfredo ritorna è la stessa che ha visto battaglie sanguinose tra francesi, inglesi, napoletani e calabresi. Duplice è lo slalom che Alfredo fa fare ai suoi pensieri tra i rimorsi del passato e i progetti futuri. Il passato si fa spada di Damocle e diventa una zavorra che intride le certezze che Alfredo credeva di avere.
Nel romanzo la fluidità della narrazione è alternata a passaggi altamente poetici ed evocativi, che Sante Roperto ha delineato in maniera incredibile. Questa è un libro che parla dell'importanza della memoria, della sagacia, dell'ostinazione e di un amore atavico per la propria terra, lo stesso amore che permea i passaggi in cui è descritta la gioventù del protagonista e che ha fatto sì che la resistenza nel Sud Italia scrivesse pezzi di storia e che quelle insurrezioni avessero uno scopo in quel sangue versato. L'autore ha fatto una commistione molto ben costruita citando inoltre diversi saggi per la ricostruzione storica, sono infatti citate la battaglia di Maida, l'impresa sanfedista ed altri avvicendamenti. Le descrizioni vivide dei luoghi della narrazione rendono la stessa molto immersiva e ci catapultano nella stessa.
Un romanzo che mi ha conquistata ed emozionato. L'autore mi ha ricordato l'amore che io stessa nutro per la mia città del Sud, mi ha ricordato le tradizioni rese di nuovo vive in occasione delle feste patronali, e gli sono grata per questo.
Ringrazio la casa editrice Cento Autori per la gentile concessione della copia.
La meravigliosa copertina è opera di Valentina Galluccio, l'editing del direttore editoriale Emanuele Bosso, le revisioni di Manuela Gizzarelli e Marco Mancassola, la correzione di bozze di Rosanna Roperto.
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