La temiamo, ne parliamo o decidiamo di evitarla. Ci poniamo interrogativi su di essa e su ciò che verrà o non verrà dopo.
È la signora dal 'mantello nero', la morte.
Ines Testoni è annoverata fra i cento scienziati più considerevoli a livello italiano per gli studi sulla morte e dirige un master, il Death Studies & The End of Life presso l'università di Padova nella quale insegna Psicologia sociale, e ha scritto questo saggio pregno di punti su cui dibattere e in cui ha scarnificato filosofia, storia, tradizioni, teorie, tutte legate da quell'unico filo.
La studiosa, così come scrive nell'introduzione, ha cominciato a pensare a quei tasselli che compongono il puzzle del pensiero sull'aldilà in occasione di un viaggio in Brasile con i genitori in tenera età. È lì che si è resa conto di dover fronteggiare qualcosa il cui significato non era di così facile ed immediata comprensione. È stato lì che ha cominciato a chiedersi cosa accade a chi muore. Presenze, suggestioni, dubbi. Quel rivolo si è trasformato in un percorso che da studiosa ha assunto il punto di vista fenomenologico, atto a capire il punto di vista attraverso i quali si analizzano e comprendono determinati avvicendamenti. Nella stessa introduzione l'autrice ci pone una domanda, che è una domanda che io in primis mi faccio non ci rado, quella legata al significato che per noi ha la morte, ed altri interrogativi. Di qui va a scandagliare ogni singolo aspetto legato alla stessa.
I capitoli che compongono il saggio sono colmi di informazioni. C'è l'aspetto legato alle tradizioni, quello della ritualità funebre, le conservazioni delle salme in città e nazioni, i culti, i riti per esorcizzare la paura legata alla morte e l'accompagnamento dei defunti nel percorso per attraversare il Limen, quel confine dalla stessa alla vita, i diversi scenari tra Oriente ed Occidente e le caratteristiche che differenti religioni hanno per affrontarla, le liturgie, il simbolismo e la manifestazione del dolore e del pianto. Interessante è la presentazione della tesi secondo la quale la morte non è più rappresentata come in passato perché la nostra società, trovandosi dinanzi a notevoli progressi tecnologici, tende ad esorcizzare sempre più la paura della stessa. Nel quarto capitolo, 'La città capovolta', emerge dalle pagine il concetto di 'Addomesticazione della morte' che Ariès riporta al Medioevo, e quello delle famose marce funebri del Seicento, atte a comporre importanti marce funebri per personaggi illustri.
Un aspetto è altamente imponente in questo saggio, l'aspetto filosofico. Si citano infatti il filosofo parmenideo Emanuele Severino, filosofi del passato quali Platone e Socrate con il loro concetto di psyché ed Iperuranio, Aristotele, Nietzsche, Heiddeger, Schopenhauer e molti altri. I collegamenti sono vasti e saturi di riferimenti anche ai miti greci e a personaggi condannati a morte nel corso della storia come Giordano Bruno. E ancora, scrittori come Saramago che, ne 'Le intermittenze della morte' ci trascina in un microcosmo in cui gli abitanti invecchiano ma non muoiono così che si vedono costretti ad affidarsi ai mafiosi per poter incontrare la morte.
Capitoli che ho apprezzato particolarmente sono stati quelli legati al paranormale e al sui*idio. In taluni punti estremamente articolati ammetto di aver fatto fatica a comprendere il significato di alcuni concetti in chiave filosofica, motivo per cui ho dovuto rileggere i paragrafi. Non si tratta di un saggio 'semplice', ma estremamente brillante si, ho infatti annotato opere citate che non conosco, argomenti sui quali non ho mai approfondito e che questa lettura mi ha portato a voler cercare. Numerose sono infatti le fonti bibliografiche presenti alla fine dei capitoli. E voi, siete pronti ad affrontare il concetto del 'memento mori'?
Ringrazio la casa editrice Il Saggiatore per la gentile concessione della copia.
ISBN: 9 788842828419
Prezzo: 25.00€
Titolo completo: Il grande libro della morte, Miti e riti dalla preistoria ai cyborg
Autrice: Ines Testoni
CE: Il Saggiatore
Anno pubblicazione: 2021
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