Passa ai contenuti principali

Giuditta e il monsù - Costanza DiQuattro


Di storie familiari pregne di genuinità e calore, come il pane appena sfornato. Si, il pane buono, colmo di morbidezza e dall'odore delicato e prepotente. Ho avuto la stessa sensazione leggendo questa storia che mi è rimasta nel cuore.

'Ibla, 1884. A Palazzo Chiaramonte, una notte di maggio porta con sé due nascite anziché una soltanto. Fortunato, abbandonato davanti al portone, e Giuditta, l’ultima fimmina di quattro sorelle. Figlia del marchese Romualdo, tutto silenzi, assenze e donne che non si contano più, e di sua moglie Ottavia, dall’aria patibolare e la flemma altera, è proprio lei a segnare l’inizio di questa storia. Lambendo cortili assolati e stanze in penombra, cucine vissute ed estati indolenti, ricette tramandate e passioni ostinate, il romanzo si spinge fin dove il secolo volge, quando i genitori invecchiano e le picciridde crescono. C’è chi va in sposa a un parente e chi a Gesù Cristo, ma c’è pure chi l’amore, di quello che soffia sui cuori giovani, lo troverà lì dov’è sempre stato: a casa. Dopo Donnafugata, Costanza DiQuattro invita a sfogliare un nuovo album di famiglia, fatto di segreti inconfessabili, redenzioni agrodolci, e tanta, infinita dolcezza.'

Ho fatto un viaggio incredibile, tra le mura di questo palazzo. Mi sono sentita un' inquilina di quelle stanze lambendo e facendo mie le gioie e i dolori degli altri inquilini. Ho accettato ferrea la volontà imposta da un destino fugace e sordo ai sogni; ho imposto, altera, i miei vezzi alle mie figlie, come il marchese Romualdo; ho traballato con incanto e disincanto lungo gli argini di un fiume in piena, quello della vita che ti sorprende e ti porta a farti 'mettere le mani in pasta' anche quando non vuoi sporcarti. Ho sentito l'odore e il sapore di quelle impanate preparate con meticolosità e ho lasciato che il pepe in grani pervadesse le mie narici; mi sono fatta accarezzare da mussole di lino e dalle foglie dei carrubi, ho sognato l'amore per altri o per me stessa; mi sono incollerita e ho pianto fino ad inumidirmi tutta la pelle.

'Si guardarono complici. Per l'ennesima volta, dentro quella stanza che le aveva viste crescere mano nella mano, Amalia aveva sollevato Giuditta dalle sue insicurezze, da quella feroce paura che ti assale quando d'un tratto scopri che nulla resta identico a se stesso ma tutto muta in un continuo divenire che smonta i piani e cancella le speranze'.

Questa creata da Costanza DiQuattro non è una semplice storia familiare e d'amore, è un microcosmo che pullula di umanità e verità. La sua penna si fa cantore di aspetti affettivi e folcrostici di una Sicilia a cavallo tra il 1800 e il 1900. Falda acquifera da cui sgorgano pagine colme d'amore e dolore, costipazioni dell'anima, usanze e linguaggi tipici, disdette a un destino deciso da altri e redini della propria vita afferrate scalciando indolentemente. 

La felicità richiede tempo talvolta, richiede una lievitazione precisa e paziente, richiede compromessi che possono mettere in bilico gli affetti familiari e lo stesso amore che li lega.

'Si può vincere il cuore quando urla una volta. Si può fare appello alla ragione quando impone rigore. Ma è la stessa ragione che poi tradisce, subdola, inseguendoti nelle notti insonni e urlando, come una prefica nera, il suo nome.'

No, non si può. Lo sanno bene Giuditta e Fortunato, insigniti del titolo di semplici amici da un destino che li ha voluti fra quelle stesse mura uniti sin dalla nascita ma divisi da un retaggio che non ammette unione fra il figlio di un monsù e la figlia di un marchese. Ed è così che quel sentimento è stato represso, per poi travolgere quel retaggio dispettoso.

La bellezza della genuinità, genuinità che permea questo romanzo dall'inizio alla fine, senza edulcorare frasi, azioni, ambientazioni e protagonisti. La scrittrice non ha edulcorato le espressioni tipiche della lingua che hanno reso ancora più immersiva la storia, ha caratterizzato i protagonisti finemente non soltanto nell'aspetto fisico ma soprattutto nell'indole e nel temperamento di fronte a situazioni inusuali rispetto alla routine o avverse. Non è facile rendere peculiare una storia che sembrerebbe essere simile ad altre storie familiari, analizzandone gli episodi, ma questa si, è tutta un'altra storia. Devo ringraziare Costanza DiQuattro per aver scritto un romanzo di una bellezza incredibile che, ripeto, mi ha accarezzato il cuore.

Ringrazio la casa editrice Baldini+Castoldi per la copia. 

Commenti

Post popolari in questo blog

Come ho vinto il Nobel - Julius Taranto

C'è una nuova voce nel panorama letterario americano; una voce che ha contezza di ciò che vuole raccontare e che sa raccontarlo con acume privo di retorica e senza risultare troppo scontata, la voce di Julius Taranto. Atlantide l'ha portata in Italia pubblicando 'Come ho vinto il Nobel' nella splendida traduzione di Ilaria Oddenino, regalandoci un romanzo al tritolo pregno di citazioni, humour e riflessioni pungenti. Scrivo di contezza perché la materia narrativa affrontata da Taranto non è la solita alla quale siamo abituati, e dovendo affrontare tematiche attuali ed impattanti, sarebbe stato labile il confine con i cliché.  La mia materia di studio era il modello teorico Zhou-Einstadt-Smoot. Dopo l'università avevo declinato lucrose offerte da parte di Google e J.P. Morgan a favore di un faticoso dottorato sotto la supervisione di Smoot in persona. Newton e Leibniz avevano simultaneamente inventato il calcolo infinitesimale...Le previsioni della loro teoria erano

Epigenetica - Cristina Battocletti

La narrativa italiana vive, si dimena e ci mostra che non vanno avanti soltanto romanzi dozzinali spacciati per casi editoriali eclatanti. È questo il caso di Epigenetica, che confermo essere senza ombra di dubbio uno dei migliori romanzi italiani usciti nel 2023. È uscito per la nave di Teseo nella collana Oceani ed è opera di Cristina Battocletti, giornalista e critica cinematografica. Grado, marzo 1979 Se mio padre avesse rivolto il suo fucile da caccia contro di noi sarebbe stato meglio. Papà non sapeva che uccidendoci avrebbe arginato l'infelicità dell'infelicità: quella della mamma, dei miei fratelli e di tutti coloro che sarebbero discesi dal nostro ceppo infestato.  Parte così, questo libro. Un boato inchiostrato. Un ceppo infestato, una famiglia diroccata, l'estrema unzione del dolore perpetuato da una miccia malata. È stato questo la famiglia di Maria, oggi scrittrice ancora logorata che tenta di restare a galla nuovamente. Una voce narrante scheggiata che fa la s

Cosa faresti se - Gabriele Romagnoli

Sono sempre stata affascinata dai meccanismi del tipo 'sliding doors' (chi ha guardato il film con Gwyneth Paltrow mi comprenderà ed afferrerà)...motivo per cui il titolo di Gabriele Romagnoli ha captato la mia attenzione, stuzzicato la mia curiosità, ammorbato la mia voglia di leggere storie del genere che no, non sono state colmate in toto, e vi spiego perché.  TRAMA   Cosa faresti se, nel tempo breve di una giornata o di un attimo, dovessi scegliere fra due alternative, ognuna critica, ognuna destinata a ridefinire l'idea di te stesso, a cambiare il destino tuo e altrui? Una scelta irresolubile eppure necessaria, come quella che si trovano costretti a prendere Laura e Raffaele, una coppia che desidera adottare un figlio e si ritrova a decidere in poche ore - una lunga, interminabile notte - se diventare genitori di una bambina gravemente malata. O come capita a Adriano, che un mattino si sveglia e scopre da un video sul cellulare che il figlio ha preso in prestito la sua