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Consolazione - Michele Orti Manara


Ogni sarachìa vive intrappolata in questa contraddizione: ha un legame così forte e indipendente con i suoi compaesani da non aver bisogno della loro approvazione, è salda al centro della vita del paese e allo stesso tempo è qualcosa di diverso, indipendente, laterale.' 

Indipendente ed assuefatto da meandri di oscuro campanilismo è il paese di Roccasa, protagonista non soltanto fisico del romanzo di Michele Orti Manara, che ha scritto un'opera coinvolgente ed amabile, a tratti cruda ed intercalata da guizzi di tensione che, a mio avviso, resta impalpabile per la prosa spontanea dei dialoghi qui presenti. 

Consolazione è il titolo del romanzo ma anche il nome di quel rito portato avanti da una stirpe di sarachìe per consolare le donne del paese da quello che, da cinquant'anni a questa parte, le rende vittime di una maledizione che ritrova negli uomini le proprie marionette, mosse dai fili di una violenza arcana e viscerale. Chi sono in realtà le sarachìe? Streghe? Guaritrici? Sono soprattutto donne che consolano altre donne, che si sacrificano per altre donne. Questo, prima di tutto. E questa è una delle chiavi di volta fondamentali del romanzo. Perché Michele Orti Manara non ha soltanto scritto un'opera che ha in sé alcune caratteristiche del gotico, del noir, della narrativa folkloristica. Da queste pagine emergono forti e chiari aspetti sociali che risultano ancora essere acuminati nel nostro quotidiano. Il romanzo si svolge in un arco narrativo che va dal 1910 al 1961, con salti temporali e flashback, permeando e permettendoci di ricostruire, ricordo dopo ricordo, quello che è accaduto e che ha fatto sì che la presenza delle sarachìe fosse necessaria. Roccasa è un borgo circondato dai boschi, nel quale vivono quelle poche anime ormai succubi di quell'incubo. All'apparenza tutto tranquillo e velato da sinistra tranquillità. I ragazzini hanno impressa, sulla propria pelle, la marchiatura di un'esistenza priva di gaudio che, di solito, in giovane età dovrebbe caratterizzare la stessa. Motivo per cui lo stesso evento che apre le danze dell'opera risulta essere una novità, seppur macabra. Si tratta infatti del suic*idio del parroco del paese, gettatosi dal campanile della chiesa. Teresa fa parte di questo gruppo e Teresa è l'ultima delle sarachìe, così come lo sono state Ada, Dolores e sua madre Nives. Perché poc'anzi ho scritto di aspetti sociali? Queste donne si fanno carico dal masso oscuro e pregno di disperazione che cinquant'anni addietro ha tessuto un'ombra silenziosa su Roccasa, l'ha imbrigliata in quel bozzolo che vuole a tutti i costi essere un'appendice del resto del circondario. Un'appendice nella quale ogni donna, nonostante subisca ogni notte la stessa identica sorte, preferisce restare in silenzio. E siamo sicuri che sacrificarsi e subire siano il giusto 'prezzo' che possa riportare l'errore umano del passato? Nives, la madre di Teresa, è estremamente convinta di fare esattamente tutto il possibile per mantenere l'equilibrio (e attenzione, l'equilibrio è un altro tassello fondamentale del romanzo). Nives sarachìa e madre austera, che con sua figlia instaura un rapporto alla stregua di maestra e discepola. 'Come mi posso fidare', le dice. Teresa deve imparare con certezza matematica i nomi dei componenti necessari agli infusi per la Consolazione, deve imparare le azioni che concorrono al rito con certosina rigidità. Teresa, però, sembra esattamente essere la fenditura che vuole spaccare la coltre, su Roccasa. 

'Ognuna di noi va a letto in lacrime, ma nessuna ne parla, nessuna sa cosa stia succedendo, né quando finirà.' Ma siamo sicuri che quelle donne non sappiano quando tutto ciò finirà? 

La coltre oscura e silenziosa che imbriglia Roccasa e i suoi abitanti è anche una coltre di assuefazione sociale, di pregiudizio e morbosità, ma esiste una fenditura che potrebbe illuminarla, se soltanto si fosse disposti al coraggio e al dialogo. Dialogo come quello che don Ettore, il parroco sostituto di don Antonio morto suicida, vorrebbe instaurare con questa comunità. L'autore, grazie all'alternanza tra prosa fortemente descrittiva e poetica e dialoghi asciutti ci trasporta direttamente fra quei boschi. Inventa anche termini propri di quel paese, come scoperchio e borchio, e ancora, altri nomi di erbe e componenti della sfera folkloristica, il che smorza la componente più macabra di alcuni dettagli. 

Un romanzo primo impattante e ben scritto. Avrei preferito un maggiore sviluppo nella parte finale. Le atmosfere mi hanno ricordato tantissimo il film 'The Village' diretto da M. Night Shyamalan e ho pensato tantissimo a quei borghi delle Dolomiti lucane come Castelmezzano e Pietrapertosa. Spero vivamente di poter leggere altro dell'autore. 

Ringrazio la casa editrice Rizzoli per la copia.

Titolo: Consolazione

Autore: Michele Orti Manara

Casa editrice: Rizzoli 

Pubblicazione: Febbraio 2022

ISBN: 978-88-17-16074-2

Commenti

  1. Le tue recensioni sono sempre profondamente analitiche, oneste e svelano la tua sensibilità nel cogliere i dettagli e i passaggi salienti di un racconto senza spolverare mai nulla.

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