Che Ottessa Moshfegh fosse una scrittrice che è solita rappresentare un'umanità degradata e disturbata, spesso annichilita da un vuoto esistenziale e che non cerca redenzione, lo avevo compreso leggendo 'Il mio anno di riposo e oblio'. Un titolo ancora ridondante e che ha avuto un'ampia cassa di risonanza, in positivo e in negativo. Io stessa ho provato un tedio non indifferente leggendolo, ma Lapvona è stata una lettura più disturbante e cruenta senza ombra di dubbio, e la cifra stilistica della scrittrice americana si è confermata la medesima. Se vi dicessi che ho trovato questo libro bello vi mentirei, perché si tratta di un titolo cruento e delirante. Eppure l'ho letto in poco tempo con curiosità e letteralmente non sono riuscita a distaccarmene dopo un inizio più soporifero. Moshfegh ha deciso di ambientare il romanzo nel villaggio medievale di Lapvona come da titolo, non servendosi però di coordinate spazio-temporali precise. Ciò che conta, nella sua narrativ...
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